Zach Harris di PepsiCo ha un consiglio per i brand: “Sii te stesso”

Questo è Il mio miglior consiglio, una serie in cui si chiede agli esperti di pubblicità di condividere gli insegnamenti più importanti appresi nel corso della loro carriera, il miglior consiglio che abbiano ricevuto e i dati che contribuiscono alla crescita di marchio e aziende.

Nel corso dei suoi primi dieci anni di carriera, mentre lavorava come esperto marketing presso PepsiCo, Zach Harris stava affrontando delle sfide sul piano personale.

“Il mio lavoro mi appassionava molto, ma c’era un’altra parte di me che stavo ancora cercando di scoprire e capire”, ricorda Harris. “Continuavo a interrogarmi su come l’opinione che gli altri avevano di me sarebbe cambiata: avrebbero pensato male di me? Avrebbero cambiato idea su di me? Se dicessi loro che sono gay, che cosa penserebbero di me?”

Circa cinque anni fa “sono arrivato a un punto in cui non potevo continuare oltre e ho fatto coming out”, racconta Harris.

Quella decisione ha totalmente rivoluzionato la tua vita, in meglio.

“L’enorme sostegno che ho ricevuto dai miei colleghi, mentori e dalle altre persone che lavoravano in PepsiCo in seguito al mio coming out, è stato così importante e liberatorio: finalmente potevo andare al lavoro sentendomi veramente me stesso,” afferma Harris.

Harris, che ora ricopre la carica di vicepresidente marketing per il portfolio di prodotti del settore acqua di PepsiCo Beverages North America, riesce ad essere autenticamente se stesso sul lavoro e si sforza di ispirare in questo senso anche chi lo circonda in qualità di leader e mentore. Di seguito Harris racconta ad Amazon Ads i consigli che ha da offrire agli inserzionisti, ai marchi e ai leader aziendali e il motivo per cui è importante essere sempre se stessi.

Prima di passare ai consigli, ci parli un po’ della sua storia e di come è arrivato fin qui.

Vengo dalla periferia di Boston, ma vivo a New York da circa 18 anni. Sono un grande appassionato di sport e musica. Mi piace andare alla scoperta di tutto ciò che la città ha da offrire.

La cosa interessante è che la mia carriera è ritornata al punto di partenza. Ho fatto uno stage presso PepsiCo nel 2004 e, dopo il college, sono stato assunto a tempo pieno. Ho iniziato la mia carriera 18 anni fa come analista di marketing per il brand Aquafina. Nel novembre del 2020 sono diventato vicepresidente marketing per il nostro portfolio di prodotti del settore acqua, che include tutto: dalla strategia del brand alla comunicazione, passando per l’innovazione all’agenda commerciale per i brand di mia competenza, tra cui bubly, LIFEWTR e Aquafina. Ed eccomi qui, 18 anni dopo, nella stessa azienda a occuparmi di nuovo di prodotti del settore acqua.

In questi 18 anni ho ricoperto ruoli diversi con vari brand, che si trattasse di lavorare su Mountain Dew o di gestire la nostra partnership NFL e l’Halftime Show del Super Bowl. Ho accumulato una vasta gamma di esperienze che mi hanno aiutato a crescere e a maturare come leader.

Com’è stato crescere come leader?

Penso si possa essere un leader in qualsiasi situazione, sia che ti venga assegnato un piccolo progetto quando sei stagista, sia che ti venga affidato un portfolio da svariati miliardi di dollari. Si inizia coordinando progetti trasversalmente ricoprendo più funzioni, poi si passa a gestire progetti con le agenzie. Perfezionandosi e imparando dai propri errori, si prosegue il proprio percorso di crescita. L’ultimo passo è essere in grado di dirigere altre persone, vederle crescere e diventare leader a modo loro.

Parlare del percorso di crescita che ti ha permesso di diventare un leader è un ottimo punto di partenza per introdurre i tuoi consigli. Qual è stato il miglior consiglio che abbia mai ricevuto?

Ho ricevuto un sacco di consigli nel corso degli anni. Li ricevi un po’ da chiunque: da amici, da colleghi, da responsabili e direttori, dalla TV. Ma un consiglio che mi è sempre rimasto impresso, in modi diversi, è questa citazione: “Sii te stesso. Non puoi essere qualcun altro.”

Sii te stesso. Non puoi essere qualcun altro.

Quello che preferisco di questa citazione è che si tratta di un consiglio piuttosto semplice, ma allo stesso tempo molto difficile da seguire in determinate situazioni.

È una citazione molto bella. Come interpreti questa citazione e che significato ha per te?

Oggi, quando si parla di marketing e brand, essere sé stessi è fondamentale. Sul piano umano esaltiamo sempre l’unicità delle persone, ma al lavoro ci si chiede sempre se la propria vita personale sia diversa da quella lavorativa. Oppure: “In che modo devo comportarmi al lavoro?” Questa citazione mi ha aiutato a capire come comportarmi.

Posso dirti che seguire questo consiglio è stato piuttosto facile in alcuni momenti della mia vita, ma molto difficile in altri. Il momento in cui è stato facile seguire questo consiglio riguarda il mio stile e il modo di rapportarmi col gruppo in veste di dipendente. Ho espresso le mie opinioni senza paura. Ho difeso ciò in cui credevo e ne ero molto orgoglioso. E questa era una parte di me stesso di cui andavo molto fiero. Era la parte di me con cui mi sentivo più a mio agio.

Il momento in cui invece non sono riuscito a seguire questo consiglio riguardava il percorso che mi ha portato a fare coming out. M ci sono voluti poco più di dieci anni per fare coming out nella mia vita personale, ancora di più per farlo sul posto di lavoro. Se avessi seguito questo consiglio, probabilmente avrei vissuto quel periodo più serenamente. Il mio lavoro mi appassionava molto, ma c’era un’altra parte di me che stavo ancora cercando di scoprire e capire.

Continuavo a interrogarmi su come l’opinione che gli altri avevano di me sarebbe cambiata: avrebbero pensato male di me? Avrebbero cambiato idea su di me? Se dicessi loro che sono gay, che cosa penserebbero di me? Non ne avevo mai parlato al lavoro. Ma dentro di me lo sapevo, me ne rendevo conto.

Alla fine sono arrivato a un punto in cui non potevo continuare oltre e ho fatto coming out. Se ripenso a quel periodo della mia carriera, la cosa più bella è stata l’enorme sostegno che ho ricevuto dai miei colleghi, mentori e dalle altre persone che lavoravano in PepsiCo in seguito al mio coming out, è stato così importante e liberatorio: finalmente potevo andare al lavoro sentendomi veramente me stesso.

Dopo aver fatto coming out, sono diventato un impiegato migliore. Prima ero così chiuso in me stesso e il coming out è stata un’esperienza positiva in tanti modi. Ora che potevo essere pienamente me stesso al lavoro, sentivo che il lavoro stesso era migliore perché non ero più oppresso da tutto quello che mi passava per la testa.

Più esperienza e influenza ho acquisito in PepsiCo, più ho imparato quanto sia importante l’autenticità. È stata questa consapevolezza ad alimentare la mia passione, a rendermi un portavoce e mentore in PepsiCo e a incoraggiare gli altri a essere sé stessi. E per la comunità LGBTQ+ di PepsiCo in particolar modo ero un punto di riferimento e un leader di spicco.

È una storia davvero entusiasmante; ti ringrazio per averla condivisa con noi. Che cosa ti ha spinto a fare coming out in quel momento?

Ognuno ha il proprio percorso. Avevo finalmente iniziato a sentirmi a mio agio con la situazione. Tutto il tempo e gli sforzi necessari per non parlare dei miei sentimenti non hanno fatto altro che opprimermi. Credo semplicemente che fosse giunta l’ora. Mi è diventato chiaro all’improvviso.

Mi piacerebbe saper qualcosa in più su come hai vissuto il periodo successivo al coming out.

Dal punto di vista mentale è stato come scrollarsi un peso di dosso. E una volta fatto coming out, è stato come gridarlo al mondo intero. Per 13 anni non me la sono sentita di parlare della mia vita privata al lavoro. Finalmente mi sembrava di potermi concentrare sul lavoro da svolgere. Poi c’è stata la parte emotiva. Non mi importava più, ero davvero felice e potevo continuare quel percorso pur essendo un dirigente a capo di una grande squadra. Finalmente potevo essere davvero me stesso. Ero pieno di energia e rinvigorito.

Negli ultimi cinque anni ho notato che, dato il mio ruolo di leader di un certo livello, ero in grado di fare da mentore in un modo che non mi era mai stato possibile nei primi anni di carriera. Le persone vengono da me a chiedermi: “Come hai affrontato la tua carriera? Puoi aiutarmi con qualche consiglio?” Negli ultimi anni ho cercato di creare un legame e sostenere chi appartenesse alla comunità LGBTQ.

Mi sto impegnando con forza a diffondere la citazione sull’essere sé stessi. Le persone mi vedono come un leader di spicco e penso che questo possa essere di grande aiuto per le diverse organizzazioni del paese.

Cosa pensi che i marchi, gli inserzionisti e gli esperti di marketing possano imparare in particolare da questa citazione?

Se analizzassimo la citazione, potremmo interpretarla in due modi diversi.

Innanzitutto, noi di PepsiCo concentriamo tutta la nostra attenzione sul consumatore. Se segui questo consiglio, devi entrare in contatto in maniera autentica con quei consumatori che sono decisi a essere sé stessi e a preservare la propria unicità.

In secondo luogo, cercando di entrare in contatto con i consumatori in modo autentico e genuino, vogliamo capire che cosa cercano nei brand. I consumatori vogliono entrare in contatto con i brand che si impegnano per dare un contributo significato. Vado molto fiero del fatto che bubly e LIFEWTR sono i due brand del nostro portfolio che meglio interpretano e promuovono il tema dell’autenticità. Lo fanno perché sono stati autentici sin dall’inizio.

LIFEWTR fa da portavoce alle minoranze sottorappresentate. Il brand amplifica il lavoro svolto da diversi creativi su tutta la piattaforma. Nella sua campagna intitolata Life Unseen, realizzata in collaborazione con il partner Issa Rae, LIFEWTR ha anche condotto uno studio unico nel suo genere che aiutava ad approfondire il divario rappresentativo esistente nel settore creativo. Vivere pienamente la propria identità aiuta i brand a entrare in contatto con i consumatori che vogliono essere sé stessi.

Bubly è la nostra acqua frizzante che punta tutto sull’ottimismo spensierato e sulla promozione dell’inclusione. È sempre stato un alleato della comunità LGTBQ +. Non ci facciamo vedere soltanto a giugno in occasione del Pride. Siamo presenti in RuPaul’s Drag Race per tutto l’anno e abbiamo collaborato con Stonewall e GLAAD.

Credo che questa citazione sia davvero importante in questo periodo per sé stessi come esseri umani e come dipendenti, ma anche per comprendere la realtà dei consumatori e presentarti come brand. Questa citazione mi ha insegnato davvero tanto sul piano umano, non solo come vivere la vita e il lavoro, ma mi ha anche aiutato a diventare un esperto di marketing migliore, in grado di comprendere realmente i consumatori e ad entrare in contatto con loro in modo autentico e propositivo.

Issa Rae per la campagna Life Unseen di LIFEWTR

Campagna di bubly in collaborazione con Stonewall Inn per il mese dell’orgoglio gay 2022 in onore delle famiglie d’elezione e dei luoghi sicuri per la comunità LGBTQ.

bubly Bounce è sponsor di RuPaul’s Drag Race

Non vergognarsi della nostra identità e celebrare la nostra unicità e individualità è una vittoria per tutti. Mi ha permesso di fare meglio il mio lavoro. Permette agli altri di essere sé stessi e di dar sfogo a una creatività che prima non erano in grado di sfruttare. È in questo modo che si hanno le idee migliori.

Se stiamo cercando nuove idee, ad esempio, accettare a pieno la nostra unicità ci permette di avere idee a cui altrimenti non avremmo mai dato spazio.

Inoltre, essere sé stessi al lavoro in qualche modo dà il permesso anche gli altri di fare lo stesso. Sto cercando di incoraggiare gli altri a fare lo stesso perché io non l’ho fatto per gran parte della mia carriera. Se sei un leader, non si tratta di introdurre soltanto una nuova filosofia di vita, ma si tratta di dare l’esempio e mostrarsi per quelli che si è davvero.

— Zach Harris, vicepresidente marketing per il portfolio di prodotti del settore acqua di PepsiCo Beverages North America

Se pensiamo ai consumatori, oggi questi guardano ai loro brand preferiti come punto di riferimento per quello che succede intorno a loro. È di fondamentale importanza che ci siano brand che usino la propria voce per promuovere l’autenticità.

Quanto credi ci sia ancora da fare in questo ambito?

Ci sarà sempre molto da fare, ma penso che la cosa più importante che i professionisti del marketing possano fare in questo momento sia rispettare veramente questa idea di autenticità. Ci vorrà tempo per ottenere un cambiamento vero e proprio, ma finché ci impegneremo ad essere autentici in ogni cosa che facciamo, continueremo a muoverci nella giusta direzione e a creare un settore che sia inclusivo, accogliente e stimolante.

Condividi

Altri articoli

Vuoi essere contattato subito?

Completa il form e verrai contattato nel minor tempo possibile!